vendredi 17 juin 2011

Marketing & Branding per Traduttori & Interpreti - Qualche statistica

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Ad una settimana esatta del seminario organizzato dall'AITI, Sezione VETAA su Marketing & Branding per Traduttori-Interpreti, ho cercato di fare il punto della situazione con gli elementi che avevo in mano e quelli che potevo trovare su Internet. Lo scopo sarebbe di capire meglio qual è la situazione di partenza rispetto a quello della presenza su Internet, e, in qualche modo, della partecipazione.

Ho analizzato quindi le risposte ricevute sia via mail che su questo blog o su Facebook, così come le vs. tagline tra quelle indicate da voi e quelle reperibili su Internet, sia sulle vs. pagine su ProZ o sui vostri siti Web.

Dunque, su 33 partecipanti, 20 sono iscritti all'AITI (60,6%), e 13 no (39,4%).

La vera sorpresa sono i 24 iscritti a LinkedIn (72,7%) vs. soltanto 16 su Proz (48,5%), il che significa che LinkedIn ha già superato ProZ come "marketplace" di riferimento per i traduttori (slide 66)!!!

Inoltre, pochi sono quelli iscritti recentemente su LinkedIn, mentre molti hanno un profilo già consistente! C'è anche chi ha il suo profilo SOLO su LinkedIn, niente ProZ e niente TC, altro sito che sono andato a spulciare, con 7 iscritti su 33, ossia il 21,2 % (1 su 5 come media). Su questi 7 (di cui uno vuoto, uno privato, e uno aggiornato l’ultima volta nel luglio 2004...), 6 sono iscritti anche su ProZ, mentre una sola traduttrice ha un profilo soltanto su TC.

Durante la settimana, ho ricevuto 16 risposte (48,5%), sia via mail, su FB o sul blog.

7 di voi (21,21 %) hanno un indirizzo email col proprio nome di dominio dentro (invece di un webmail generico come gmail.com, hotmail.com, libero.it, ecc.), mentre 11 hanno un sito Web (33,33%), di cui soltanto 8 sono veramente operativi (24,24%).

Il che contrasta un po' con il consiglio di usare il proprio nome di dominio nell'indirizzo email (slide 77), soprattutto quando si ha già un nome di dominio!

Altri numeri:

3 AITI / PROZ / TC = 9%
11 AITI / NO PROZ / NO TC = 33,33 %
6 AITI / PROZ / NO TC = 18,18%
1 NO AITI / NO PROZ / TC = 3%
4 NO AITI / PROZ / NO TC = 12,12%
3 NO AITI / PROZ / TC = 9%
5 NO AITI / NO PROZ / NO TC = 15,15%
Su queste 5 persone, 4 mi hanno risposto in qualche modo.

Infine, 2 NO AITI / NO PROZ / NO TC / NO IN = 6%

Ho avuto poi la curiosità di cercare su Internet l'unica persona non iscritta da nessuna parte e che non mi ha scritto, e sempre che non si tratti di un omonimo, il suo nome appare soltanto una volta sul Web!

Siamo quindi diametralmente opposti ai concetti di presenza e visibilità (slide 56), necessari per fare marketing, che certamente non si può fare in modo anonimo.

--> Non è una critica, ma una semplice costatazione. Mi piace pensare che questa persona si affaccia al mondo della traduzione professionale e spero quindi che il seminario le sarà stato utile in tal senso.

Arriviamo adesso al discorso “tagline”: ne ho potuto identificare 16 da 14 professionisti (42,42%) (visto che alcuni ne hanno addirittura due diverse), sia grazie a quello che mi avete scritto, che sui vs. siti o sulle vs. pagine su ProZ (nessun tagline su TC).

Ho fuso tutte le tagline in italiano (alcune sono in inglese, e una in tedesco), isolando complessivamente 91 parole, ossia 5,7 parole a tagline (91/16).

Poi ho preso solo sostantivi (dopo aver sostantivato verbi e aggettivi), per ottenere alla fine i 24 sostantivi che caratterizzano maggiormente le vs. tagline, di cui solo 10 hanno 2 occorrenze o più:

Quindi, a parte TRADUZIONE e INTERPRETAZIONE, che sono i sostantivi più frequenti, come bisognava aspettarsi, il primo concetto con 3 occorrenza (3,3%) è quello dell'AFFIDABILITÀ!

Ovviamente la frequenza va rapportata col numero globale di parole (91), e 24 sostantivi su 91 parole sono il 26,4%, ossia 1 parola su 4 = 1,5 sostantivi per tagline!

Seguono 7 parole con due occorrenze :

COMPETENZA
COMUNICAZIONE
PAROLE
PRECISIONE
PROFESSIONALITÀ
QUALITÀ
SERVIZIO

e 14 con una sola:

ARTE
CARTA
CREATIVITÀ
ESPERIENZA
FIDUCIA
MARKETING
MICROFONO
MUSICA
PASSIONE
PUBBLICITÀ
PUNTUALITÀ
QUESTIONE
RADAR
TESTI

Certo, rispetto al rischio di inflazione sull'intasamento prevedibile con i termini TRADUZIONE e INTERPRETAZIONE, bisognerebbe esplorare altre piste di riflessione sul modo di “spiazzare” questa coppia troppo comune per “spaziare” nuovi orizzonti.

Significa spostare l'attenzione su tutto quello che può fare di contorno al servizio che offriamo, ed ha molto a che vedere con la creazione del proprio "marchio" e dei valori che ci si propone di veicolare (che sono anche vere e proprie promesse...) (slide 52):

Dove AFFIDABILITÀ, QUALITÀ & COMUNICAZIONE sono in bella mostra!

7 commentaires:

  1. Ciao Jean-Marie e complimenti per la raccolta dati!
    Personalmente, dopo il seminario di sabato ho ritoccato quasi tutte le mie "presenze", nell'ottica di una loro sempre maggiore integrazione.
    Tuttavia, anche se tale integrazione di certo assicura al nostro profilo complessivo una certa consistenza, mi chiedo se mantenere una certa differenziazione (anche sotto forma di tagline diverse per presenze diverse) non possa permetterci di rivolgerci in maniera mirata ai vari gruppi di potenziali clienti che per le loro caratteristiche sfruttano canali diversi.
    Mi spiego: attraverso proz probabilmente mi contatteranno colleghi o LSP, mentre magari dal sito (quando un bel giorno mi deciderò a curarne meglio l'indicizzazione) potrebbero arrivare clienti diretti. Ed è lampante che non mi rivolgerò agli uni come mi rivolgo agli altri.
    Dici/dite che questa impostazione ha senso o che rischia per contro di generare un po' di confusione?
    Un saluto,
    Andrea
    (fiducioso nella possibilità di instaurare un proficuo dialogo con tutti i colleghi interessati)

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  2. Andrea,

    Personalmente credo che sia meglio uniformare la propria comunicazione, già è difficile rimanere coerente con un solo messaggio, e quindi secondo me molteplicare i messaggi rischia di generare confusione. E' più sulla differenziazione personale/professionale che vedo la necessità di distinguere, anche se non tutti lo fanno.
    Poi in ultima analisi è una decisione personale in funzione di quello che uno sente di più :-)

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  3. Riporto qua il commento di Chiara, con il suo consenso:

    «Anche secondo me bisogna uniformare la propria comunicazione a livello di sito, profilo su proz, ecc., sarà poi nei contatti successivi che si cambierà la strategia di comunicazione, quindi con il collega si adotterà un linguaggio e uno stile diverso che, ad esempio con l'azienda. Però mi chiedo, io che in questi giorni ho elaborato una tag line in italiano, sarebbe forse meglio proporla in inglese? Ad esempio su Proz non funzionerebbe in italiano.

    Ciao

    Chiara

    PS Mi unisco ad Andrea per i complimenti sulla raccolta dati...»

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  4. Chiara,

    E' certo che l'inglese la fa da padrone, però c'è anche chi non lavora con l'inglese. Dipende tutto dal "mio" mercato e dal mio primo target. Si può anche non rinunciare alla propria lingua, però se si mira anche il mercato anglosassone, meglio utilizzare parole di cui si ha la certezza che saranno anche capite dagli anglofoni. Tipo "traduttore = traditore"? :-)

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  5. Riporto il commento di Eleonora, con il suo consenso:

    «Buongiorno a tutti,
    stavo riflettendo sulla lingua della tagline.
    Io lavoro con inglese, francese e spagnolo. Soprattutto con inglese e francese. Soppesando l'importanza dell'inglese e la conoscenza che un italiano medio ha dell'inglese (piuttosto bassa quindi), secondo voi potrebbe funzionare mettere la tagline in entrambe le lingue? Ossia inglese + italiano?
    Grazie!»

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  6. Eleonora,

    Si potrebbe anche avere una sola tagline, tradotta nelle diverse lingue: in effetti c'è la possibilità che il browser di chi viene sul tuo sito possa visualizzare la pagina nella lingua del visitatore. Non è molto difficile da realizzare da un punto di vista tecnico.

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  7. Ciao a tutti!
    Vengo allo scoperto ;-)
    La mia tagline di proz, pur modificata negli anni, è sempre stata in tedesco perché il tedesco è la lingua dei mercati a cui mi rivolgo principalmente.
    Per lo stesso motivo, il mio profilo è in italiano (più a uso dei colleghi che dei possibili committenti; non a caso ne ho solo 3 italiani, di cui appena uno via proz) e tedesco. Forse (anzi, di sicuro) avrò perso qualche occasione nelle mie altre combinazioni linguistiche (ES>IT e PT>IT), ma nel complesso i riscontri che ho ottenuto sono positivi (e un cliente svizzero o tedesco vale almeno un paio di buoni clienti spagnoli o portoghesi).
    Ma è anche vero che il profilo su un contenitore online di professionisti e il proprio sito personale hanno caratteristiche ben diverse...

    L'inglese per ora lo lascio stare, forse perché non mi permette la stessa precisione espressiva.

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